25 Aprile 1945: Liberazione dai Nazi-Fascisti!

1943-1945: un memo per chi, a Destra, vuole riscrivere i libri di storia

“I Partigiani erano i PATRIOTI, i fascisti erano solo dei FASCISTI. Il resto sono chiacchere”

Uccisi in azione:

~60,000 alleati (USA, UK, Australia, Polonia, Canada, India, Nuova Zelanda, Nepal, Brasile),

~44,700 partigiani

Uccisi in campi di concentramento nazifascisti: ~40,000 soldati italiani,

Civili uccisi in crimini di guerra nazisti e fascisti: ~15,000

Totale caduti civili teatro italiano:~85,000

Cimitero forze alleate

Patton e la 5a armata in Sicilia

Partigiani a Milano

Brigata Partigiana Gordini con il comandante Bulow a Ravenna

Partigiani Brigata Gordini a Ravenna

L’8a Armata sfonda nel fronte Romagnolo

Alleati in Toscana

«Nel nome dei governi e dei popoli delle Nazioni unite, ringraziamo…. di aver combattuto il nemico sui campi di battaglia, militando nei ranghi dei Patrioti tra quegli uomini che hanno portato le armi per il trionfo della libertà, svolgendo operazioni offensive, compiendo atti di sabotaggio, fornendo informazioni militari. Col loro coraggio e la loro dedizione i patrioti italiani hanno contribuito validamente alla liberazione dell’Italia e alla grande causa di tutti gli uomini liberi. Nell’Italia rinata i possessori di questo attestato saranno acclamati come patrioti che hanno combattuto per l’onore e la libertà.»

Firmato Il Maresciallo W.R.Alexander Comandante Supremo Alleato delle Forze nel Mediterraneo Centrale

Così recitava il « Certificato al Patriota», denominati anche “Brevetti Alexander” e conferiti ai partigiani italiani.

Revisionismi
Cosi’ scriveva Giorgio Bocca nel 2003.
“Chi vuole cancellare il 25 aprile*

/*di Giorgio Bocca */

MI è tornato fra le mani un libro, il primo, che scrissi nel maggio del ’45, a memoria freschissima. Si intitolava “Partigiani della montagna”, era la storia delle divisioni di Giustizia e libertà del Cuneese e sfogliandolo ho pensato: sarà un libro ingenuo, in un italiano un po’ tradotto dal piemontese ma qui, quanto a storia, non c’è proprio niente da rivedere, le cose sono andate davvero così, sulle montagne di casa mia e su quelle di tutto il resto di Italia.
Con quella guerra, più o meno civile, più o meno decisiva nel conflitto mondiale, è finito il regime fascista, durato ventidue anni. Dunque non si può mescolarla, commemorarla, parificarla a quella di chi quel regime ha difeso fino all’ultimo giorno. Il partito dei combattenti, delle medaglie d’oro, del siamo tutti italiani allora non esisteva e ciò che non è esistito non fa parte della storia, fa parte del revisionismo che manipola la storia a fini politici. Esso può piacere a quanti tengono presente ai loro fini e comodi che oggi i neofascisti stanno al governo in ministeri importanti e che al Polo delle libertà fa comodo confondere la Resistenza italiana con il sanguinario comunismo stalinista, ma non piace a noi che c’eravamo e che ricordiamo molto bene che il denominatore comune dei partigiani era la guerra ai nazisti e ai fascisti.
NON la guerra della propaganda politica che poi seguì per il comunismo, o il liberalismo, o l’azionismo di cui sapevamo poco o niente. Nelle discussioni che ebbi con Montanelli e altri dissacratori della Resistenza, ripetevo inutilmente: senti, un giorno del ’44 in una mattina limpida stavo su una collina delle Langhe da cui si vedeva l’intero arco alpino. E mi dicevo in ogni valle c’è una formazione partigiana, in ogni città o villaggio c’è un comitato di liberazione, qualcosa di importante partendo da niente lo abbiamo pur fatto in questi mesi. Quella Italia grigia di cui ora parlano i revisionisti era pure dalla parte nostra, ci sfamava, ci ospitava, ci aiutava. Ci danno perciò un grande fastidio i faccendieri della politica che starnazzano e si agitano per mettere assieme partigiani e camicie nere, morti di Marzabotto e morti nelle foibe, la commemorazione di sinistra alla Risiera di San Sabba e quella alla Foiba di Basovizza che mette assieme fascisti e vittime dei titini che non sono sempre la stessa cosa. Il sindaco di Bologna Guazzaloca lasci perdere le commemorazioni dei caduti “tutti uguali”. Siamo stati molto diseguali da vivi, e lì ci fermiamo. La vicenda politica che ne è seguita non è esaltante è la solita vicenda del trasformismo italiano, dei comunisti o dei socialisti che passano al polo della libertà, dei fascisti che fanno i democratici, dei tira a campare che cercano di servire i due padroni.
Mi è tornato fra le mani quel piccolo libro: le confusioni allora non erano possibili, chi sorpassava la linea di divisione ci lasciava la pelle. E chi ha dei ricordi veri li custodisca senza guastarli con i pastrocchi commemorativi.
(la Repubblica, 23 aprile 2003)
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